PRIMO CASO DI MAFIA

Il primo caso di mafia riguardò la vicenda del chirurgo Gaspare Galati che, ereditando nel 1872 il fondo Riella (un limoneto), dovette fare i conti con il guardiano della tenuta, Benedetto Carollo. Egli praticava la prima forma di racket della mafia siciliana: rubava limoni affinché le rendite si abbassassero, così avrebbe potuto comprare a basso costo il terreno. Iniziava poi con una serie di intimidazioni nei confronti dell'ex-proprietario, il quale per paura gli concedeva il 25-30% della rendita. Galati decise di licenziare il guardiano, che per vendetta uccise il suo sostituto, ma il chirurgo non cedette alle intimidazioni. La polizia sembrava non voler catturare Carollo e i suoi scagnozzi. La mafia all'epoca agiva sotto la copertura di un'organizzazione religiosa comandata da Antonino Giammona (boss dell'Uditore, piccolo villaggio dove era situato il fondo Riella). La mafia dell'Uditore basava la sua economia sul racket della protezione dei limoneti. Una volta assunto il controllo di un fondo, i mafiosi potevano rubare puntando ad un'economia parassitaria o ad acquistarlo ad un prezzo più basso del suo reale valore. Alla fine Galati fuggì a Napoli incapace di ottenere giustizia a causa dell'omertà degli abitanti e della collusione di parte delle istituzioni.